Il complesso della Sainte Baume

Il complesso della Sainte Baume (foto: © A. Cavazzoli)



"La ricerca del Santo Graal è la ricerca del luogo dove inginocchiarsi davanti alle ossa di Maria Maddalena. Un viaggio per pregare ai piedi della regina cancellata dalla storia…".

 

Queste sono le ultime parole pronunciate da Robert Langdon, il protagonista del best seller mondiale di Dan Brown, "Il Codice da Vinci", ed è da queste parole che ha inizio la mia ricerca di Maria Maddalena e del luogo dove oggi riposa.

 

Milioni di pellegrini, Re e Papi, sono passati per Saint-Maximin-la-Sainte-Baume nel sud della Francia, a rendere omaggio alle spoglie della "Benedetta Magdalena". È qui che si trova la più grandiosa chiesa gotica della Provenza, imponente nei suoi 73 metri di lunghezza, 37 metri di larghezza e 28 metri di altezza, visibile a chilometri di distanza nella pianura in cui è posta e considerata in passato il "Terzo Sepolcro della Cristianità" dopo quello di Gesù a Gerusalemme e quello di San Pietro a Roma.

 

È la Basilica di Santa Maria Maddalena, un vero e proprio monumento a lei dedicato, al cui interno (ma già nel portale esterno) sono disseminati innumerevoli richiami alla Santa: reliquie, dipinti, statue e bassorilievi.

 

Prima di entrare nella Basilica per scoprirne i segreti ed i misteri bisogna però fare un passo indietro, di circa duemila anni, dove la storia e la leggenda, i vangeli ufficiali e quelli apocrifi, si intrecciano per narrare l'arrivo della Maddalena nel sud della Francia.

 

Dopo la morte di Gesù, nella Palestina iniziò la persecuzione dei Cristiani e parecchi apostoli, fra cui la Maddalena, Marta e Lazzarosuoi fratelli, Maria SalomèMaria di Giacomo (tra essi forse anche Giuseppe d'Arimatea e Massimino) vennero arrestati e messi su una nave priva di vele, di timone e di remi e lasciati andare alla deriva. La leggenda vuole che gli angeli abbiano condotto la barca nel sud della Francia: alcuni narrano che lo sbarco avvenne a Marsiglia, altri in una località della Camargue, Saintes-Maries-de-la-Mer. Toccata terra, gli apostoli iniziarono ad evangelizzare la Provenza e Maria Maddalena, dopo essere entrata nelle grazie dei sovrani del luogo per i miracoli compiuti, decise di ritirarsi per condurre una vita da eremita nella grotta della Sainte Baume. La leggenda narra ancora che quando fu avvertita dal Cielo che stava per morire, circa 30 anni dopo, essa fu trasportata a valle dagli angeli dove raggiunse San Massimino (nel luogo del loro incontro fu eretto il Santo Pilone), dal quale ricevette la Comunione prima di spirare fra le sue braccia e fu da lui sepolta nel luogo ove oggi sorge la basilica.

 

Questa chiesa grandiosa fu voluta da Carlo II d'Angiò, conte di Provenza, che diede inizio alla sua costruzione nel 1295, dopo che ebbe "miracolosamente" ritrovato (qualcuno, forse, gli aveva indicato il luogo preciso) le spoglie della santa racchiuse in un sarcofago esattamente nel luogo ove sorge la basilica.



Formella sul portale di St-Maximin

Formella sul portale di Saint-Maximin (foto: © A. Cavazzoli)



Suggestiva è la facciata, che è rimasta incompiuta. Prima ancora di entrare troviamo nei riquadri del portale, scolpito a bassorilievo, la Maddalena con i suoi simboli: la coppa, il teschio e la croce, ma è entrando che si può ammirare tutta la sua maestosità ed è scrutando ogni suo angolo che troveremo tracce e segni che solo gli iniziati potevano conoscere.

 

La prima cappella che lascia perplessi, è la settima partendo da destra, la Cappella di San Giuseppe in cui troviamo un quadro raffigurante la Maddalena che tiene sul braccio e nella mano sinistra il teschio e la coppa. La perplessità nasce dal fatto che il dipinto presenta un taglio netto per tutta l'altezza della figura della donna, come se si fosse voluto sfregiare per sempre il soggetto. Perché questo taglio è stato fatto e da chi? Nessuna spiegazione è riportata nei documenti disponibili.

 

Un'altra cappella interessante è la successiva, la Cappella di San Michele. Qui è rappresentato il santo che tiene nella mano destra una lancia con la quale trafigge il drago e nella mano sinistra una bilancia, simbolo di giustizia, sui cui piatti sono rappresentati un uomo e una donna e la bilancia pende a favore di quest'ultima, quasi a voler simboleggiare che la donna, il femminino, è più importante dell'uomo.

 

Proseguendo troviamo la Cappella del Rosario. Qui, nella parte anteriore dell'altare è posto un bassorilievo dorato del XVI secolo che illustra quattro scene della vita di Maria Maddalena. La cosa interessante è che qui sono rappresentate scene tratte dai Vangeli, come la lavanda dei piedi, ma troviamo anche la scena, tratta dalle leggende, dell'imbarco della Maddalena (facilmente riconoscibile in tutti i riquadri poiché è l'unica donna senza il velo in testa) e dei sui compagni sulla nave, costretti da soldati romani.

 

L'apoteosi della Maddalena è nell'abside. Tre tele, opera di Boisson, pittore di Aix, la rappresentano a sinistra china sul sepolcro vuoto di Gesù risorto (non dimentichiamo che nei Vangeli è indicato che sarà lei la prima ad accorgersi dell'assenza del Cristo dal sepolcro), a destra penitente mentre al centro è ritratta alla Sainte Baume, assorta, quasi in attesa della sua fine. Anche in queste rappresentazioni il sacro ed il profano, i vangeli e le leggende si mescolano per ricostruire la vita della santa.

 

In questa chiesa un richiamo al Santo Graal non poteva mancare e allora basta passare all'Altare della Passione, dominato da una Crocifissione del XVI secolo. Qui due angeli sorreggono tre coppe che raccolgono il Sangue di Cristo che zampilla dalle mani e dal costato mentre la Maddalena abbraccia disperatamente la croce. Un particolare che lascia perplessi sono i volti della Madonna e di San Giovanni che sembrano scuri, accigliati e non mostrano segni di disperazione. Sicuramente questo dipinto è quello che, all'interno della chiesa, racchiude più segni misteriosi.

 

Una particolarità che il visitatore attento può notare osservando le colonne e le mura della basilica è che in esse sono incise, in diversi punti, delle croci patenti o templari. Il pensiero corre proprio ai Templari che insieme ai Domenicani, presenti nell'annesso convento, potrebbero essere stati i "custodi" della basilica e potrebbero aver lasciato all'interno di essa tracce della loro presenza. Peraltro a una decina di chilometri da Saint-Maximin-la-Sainte-Baume si trova il borgo di Bras, noto per aver ospitato una importante Commanderia Templare fin dal XXII secolo con annessi ospedale e cappella. Tale commanderia vantava parecchie proprietà nella zona, anche nella stessa Saint-Maximin-la-Sainte-Baume.

 

La parte più affascinante, mistica e misteriosa della chiesa, il vero "sancta sanctorum" che si trova proprio di fronte alla Cappella di Santa Maria Maddalena, è la Cripta che scende due metri sotto il livello del pavimento della basilica e che custodisce da secoli le reliquie della Santa: il cranio e un brandello di carne o tessuto osseo della fronte, che Gesù avrebbe toccato il giorno della sua Resurrezione pronunciando la frase "Noli me tangere" ("non mi toccare"). La Cripta è antecedente alla chiesa e pare fosse nota in precedenza come Oratorio di Saint Maximin. Si dice anche che lì sorgesse un sito religioso merovingio. Se così fosse, questo potrebbe essere un, se pur debole, anello di congiunzione fra i Merovingi e la Maddalena che, secondo quanto scrivono nel loro libro "Il Santo Graal" gli scrittori Baigent, Leigh e Lincoln, risulterebbero congiunti da un legame di sangue. I Merovingi, essendo a conoscenza di questo legame e sapendo sicuramente dov'era sepolta la Santa, avrebbero eretto in sua memoria e per le sue spoglie una chiesa in questo sito.



Cripta della Basilica di Saint-Maximin

La cripta-reliquiario della Basilica di Saint-Maximin (foto: © A. Cavazzoli)



Scendendo le scale che portano alla cripta, si passa davanti ad una statua della Maddalena e si entra in un luogo intimo in cui dietro una grata, sopra un altare (fatto con il sarcofago della santa la cui lastra di marmo rarissimo proveniva dalle cave imperiali di Costantinopoli), è possibile ammirare il reliquiario contenente i resti della Santa Maria Maddalena. È un'emozione unica, l'emozione che prima ancora hanno provato Re, Papi e milioni di pellegrini che raggiungevano il terzo sepolcro per importanza della Cristianità, ora meta di turisti curiosi ma anche di pellegrini del terzo millennio.

 

La ricerca dei luoghi della Maddalena prosegue a pochi chilometri da Saint-Maximin-la-Sainte-Baume, percorrendo a ritroso la vita della santa ed arrivando nel luogo dove ella ha trascorso gli ultimi trent'anni della sua vita in solitudine e penitenza, alla Sainte Baume, come in provenzale viene chiamata la Grotta Santa.



Il Massiccio della Sainte-Baume

Il Massiccio della Sainte-Baume (foto: © A. Cavazzoli)



La salita che porta dalla zona sottostante, attraverso una foresta "sacra", alla Sainte Baume è considerata un vero e proprio pellegrinaggio e si può fare scegliendo due itinerari, "Le Chemine de Canapé" più impervio oppure "Le Chemine de Roys" più agevole, percorso anche dai 41 Re che sono saliti alla Santa Grotta.

 

Arrivati alla meta si salgono ancora 150 gradini e si trova un convento gestito da alcuni Domenicani.

 

È attraversando la soglia del portale per accedere alla Grotta che ci si rende conto di entrare in un altro luogo, un altro mondo, un altro tempo. La temperatura è di molto inferiore rispetto a quella esterna. L'ambiente della grotta è diviso in due parti: una superiore, dove si trova un altare, ed una inferiore, la parte più intima e più mistica.

 

Scendendo nella parte inferiore l'umidità aumenta anche a causa dell'acqua che scorre nella roccia e di una vasca che la raccoglie da tempo immemorabile.

 

Vi si trova un altare spoglio fatto di una lastra di marmo addossata alla parete della roccia con un tabernacolo, sempre in marmo, avente una croce incisa nella parte anteriore.



Statua di Maria Maddalena con gli angeli

Statua di Maria Maddalena con gli angeli (foto: © A. Cavazzoli)



Vi sono, inoltre, due statue della Maddalena. Una la rappresenta con due angeli perché la leggenda narra che ogni giorno la Santa veniva trasportata dagli angeli in cima alla montagna e veniva da loro nutrita, l'altra, che è posta nell'angolo più remoto della grotta ci mostra una Maddalena penitente inginocchiata che tiene fra le mani una croce. Ai suoi piedi, anonimi pellegrini hanno deposto delle rose. È quest'ultimo l'angolo più nascosto e più spirituale dell'intera grotta, dove il pellegrino trova "la regina perduta".

 

Risalendo al piano superiore si può notare dietro l'altare un reliquiario (dovrebbe contenere una tibia della Maddalena), che presenta delle incisioni interessanti. Nella parte sinistra ai può notare l'immagine di Maria Maddalena che prega in presenza degli angeli con accanto i suoi simboli (la croce, il teschio ed un libro). Nella parte destra la Maddalena in preghiera è raffigurata con San Michele e il drago poiché la leggenda vuole che la grotta in origine fosse abitata da un drago e la Santa invocò S. Michele affinché la liberasse dalla bestia (una statua di San Michele e il drago si può trovare all'interno della grotta). L'immagine centrale è tuttavia quella più interessante poiché vi è rappresentata una barca senza vela, timone e remi, sospinta dagli angeli su un mare mosso e con un sole nascente sullo sfondo (forse a simboleggiare l'inizio di una nuova vita per i naviganti). Sopra la barca sono rappresentati tutti i personaggi indicati nella "Legenda Aurea" di Jacopo da Varagine ed in particolare le Tre Marie, Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Maria Salomè, Marta (sorella della Maddalena), Lazzaro bendato (fratello di Marta e della Maddalena), Marcella (serva di Marta), la cieca Santa Cetonia e San Massimino.

 

Uscendo dalla grotta si ritorna alla realtà. Un cartello riporta alcuni versi dal Cantico dei Cantici, scritto forse da Salomone all'amata: "…colomba nascosta nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi…".

 

Ancora più belle e adatte a Colei che la leggenda vuole sia stata la "sposa" del Cristo sono però le parole seguenti "…mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la voce è soave, il tuo viso è leggiadro…". Sembrano l'invocazione del pellegrino che ha fatto centinaia di chilometri per ritrovare la Regina Perduta.