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FERRANTE I GONZAGA: GRAN MAESTRO DEL PRIORATO DI SION

 

 

 

10 settembre 1547: Ferrante Gonzaga entra nella storia del suo secolo come mandante dell’ assassinio del Duca Pierluigi Farnese, figlio naturale del papa Paolo III, capostipite della dinastia che regnerà sul Ducato di Parma e Piacenza.

Personaggio, sicuramente, tra i più importanti, anche se fra i meno conosciuti, della storia della prima metà del Cinquecento, Ferrante era figlio terzogenito di Francesco II Gonzaga, Marchese di Mantova, e di Isabella D’Este, una delle donne più famose ed affascinanti del Rinascimento italiano.

Inviato giovanissimo in Spagna presso la corte imperiale ad apprendere l’arte militare, vi conobbe e divenne amico del futuro Imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V.

Partecipa giovanissimo al Sacco di Roma nel 1527 al seguito delle truppe imperiali comandate dal Connestabile di Borbone diventando, successivamente, con la morte del Borbone, prima, e del Principe d’Orange poi, comandante delle truppe imperiali stesse in Italia.

Aderisce alla chiamata da parte dell’Imperatore alla guerra per respingere l’esercito turco che era arrivato nelle vicinanze di Vienna e, per i suoi meriti di guerra, viene insignito, primo italiano nella storia, della più alta onorificenza dell’Impero: il collare del Toson d’Oro.

Partecipa alla campagna del Nord Africa al fianco di Carlo V, riconquistando Tunisi e distinguendosi in battaglia.

Sposa Isabella di Capua, nobildonna pugliese con una discendenza prestigiosa da parte di madre, quella dei Del Balzo/De Baux, antichissima famiglia di origine Provenzale, con un’ottima dote in denaro ed in terre (per tutta la vita il titolo più importante di cui Ferrante si fregerà sarà quello di Principe di Molfetta, feudo portato in dote  dalla moglie).

Nel 1539 acquista da Ludovica Torelli la Contea di Guastalla, diventando così il capostipite di questo ramo dei Gonzaga, i Gonzaga di Guastalla, appunto.

Per la sua capacità di gestire gli affari militari e per la sua affidabilità, viene nominato da Carlo V prima Vicerè di Sicilia e poi Governatore di Milano diventando uno degli uomini più potenti della penisola, braccio destro dello stesso Imperatore in Italia.

Una carica, tuttavia, che gli costerà la “carriera politico/militare”, poiché su di lui grava l’accusa di alcuni suoi collaboratori di voler vendere il Ducato di Milano ai francesi e per la quale accusa dovrà discolparsi davanti all’Imperatore.

Ritornerà alla ribalta solo nel 1557, l’anno della sua morte, quando verrà chiamato nelle Fiandre dal figlio di Carlo V, Filippo II, come “consigliere militare” nella guerra contro i francesi. I suoi consigli militari risulteranno decisivi per sconfiggerli nella famosa battaglia di S. Quintino.

Muore a Bruxelles, ma le sue spoglie verranno portate a Mantova e poste, con tutti gli onori, nella Cattedrale di questa città dove tutt’oggi riposano.

Ferrante Gran Maestro del Priorato

 

Con la morte del cugino, Carlo di Montpensier, Connestabile di Borbone, avvenuta sotto le mura di Roma durante il famoso Sacco, Ferrante non diventa solo vice comandante delle truppe imperiali in Italia a soli venti anni, ma succede al Borbone alla guida di quello che era ed è tutt’oggi l’ordine cavalleresco più segreto e misterioso di tutti i tempi: il Priorato di Sion.

Gli atti, le gesta e le vicende che abbiamo già letto nella sua storia ufficiale potrebbero, fatta questa premessa, essere riletti trovandovi nuove chiavi interpretative.

Analizziamo il rapporto che esisteva fra il Gonzaga e Carlo V: è un rapporto quasi alla pari e di grande rispetto da entrambe le parti, tanto che l’Imperatore, in alcune lettere inviate a Ferrante, lo chiama addirittura “principe consanguineo”. Nella biografia di Ferrante scritta dal suo segretario, il Gosellini, si può leggere come egli volesse quasi imporre all’Imperatore la sua politica sul suolo italiano, arrivando ad indicargli chi dovesse suo figlio sposare.

Nonostante  Carlo V fosse Gran Maestro dell’Ordine cavalleresco del Toson d’Oro, e Ferrante fosse solo uno dei cavalieri, nello statuto dell’Ordine era previsto che tutti i cavalieri fossero alla pari, ricordando così la regola dei Cavalieri della Tavola Rotonda secondo la quale Re Artù, quando sedeva alla Tavola Rotonda con i suoi cavalieri, era considerato  “primus inter pares”.

L’appartenenza al Priorato di Sion ed il legame che questi aveva con il “Sang Real”, il Sangue Reale del Re dei Re, Gesù Cristo, spiegherebbe perché Ferrante abbia acquistato il feudo di Guastalla. In questa cittadina posta sulla riva destra del fiume Po, infatti, era ed è custodita ancora oggi in una chiesa posta sull’antica cerchia delle mura, “terra intrisa con il Sangue di Gesù Cristo”. Guastalla pertanto era l’unico luogo nei feudi gonzagheschi, oltre a Mantova, a custodire la più preziosa reliquia della Cristianità.

La bussola con il motto “nec spe nec metu” (“né speranza né timore”) era una delle “imprese” che egli aveva adottato (N.d.A.: le imprese erano simboli adottati dai nobili e che avevano un significato occulto, accessibile solo a pochi eletti che ne conoscevano il vero significato). Se è vero che il Gran Maestro del Priorato era chiamato “Nautonnier”, che significa “Timoniere”, si spiegherebbe perché Ferrante adottò come impresa la bussola.

Un personaggio suo contemporaneo, con il quale Ferrante ebbe quasi certamente dei rapporti, era Michel de Nostredame, meglio conosciuto come Nostradamus, che, pare, avesse aderito al Priorato di Sion proprio nel periodo durante il quale il Gonzaga era Gran Maestro. Nostradamus era ritenuto, anche, una specie di agente segreto dei Lorena.

Strano era anche il rapporto fra Ferrante Gonzaga ed uno dei più importanti scultori, oltre che medaglista, dell’epoca: Leone Leoni. Fu a lui che il figlio di Ferrante, commissionò la bellissima statua in bronzo del padre che ancora oggi campeggia nella piazza principale della città di Guastalla e fu sempre lo stesso Leoni a realizzare il monumento sepolcrale di Carlo V all’Escorial a Madrid.

Si narra che entrambi, Leoni e Gonzaga, appartenessero ad un “circolo esoterico” non ben identificato che teneva le sue riunione nel palazzo dello scultore a Milano proprio nel periodo in cui Ferrante era governatore di questa città.

La statua di Ferrante Gonzaga

 

Da oltre 400 anni, sulla piazza principale di Guastalla, proprio di fronte al palazzo che ospitò la famiglia di cui egli fu il fondatore, la statua in bronzo di Ferrante Gonzaga trova la sua collocazione.

Ad un primo sguardo potrebbe apparire come un monumento rappresentante un condottiero travestito da antico romano che fa sfoggio di tutta la sua potenza, ma ad uno sguardo più attento ci trasmette diversi messaggi più o meno occulti.

In questa statua il Leoni rappresenta Ferrante come Ercole che con la mano sinistra regge un’asta che trafigge un satiro, nella destra tiene le mele d’oro e con il piede destro schiaccia l’idra rappresentando così Ercole che ritorna dal giardino delle Esperidi dopo aver vinto i mostri. Tutto ciò a significare che Ferrante torna dalla corte imperiale dopo aver sconfitto i suoi nemici: l’invidia ed il vizio.

Ci sono alcuni particolari in questa statua, inoltre, che lasciano perplessi. Come mai lo scultore “veste” Ferrante da antico condottiero romano ma gli lascia le brache tipiche dell’abbigliamento cinquecentesco ? I frutti che tiene nascosti nella mano destra sono le mele d’oro del giardino delle Esperidi oppure come qualcuno sostiene, sono i frutti della passiflora, pianta proveniente dalle Americhe e conosciuta negli ambienti esoterici perché i fiori simboleggiavano “la corona di Cristo”? Se crediamo alla teoria illustrata da S. Sora nel suo libro “Il tesoro perduto dei Templari, secondo la quale durante il periodo in cui Ferrante fu Gran Maestro del Priorato il tesoro dei Templari venne trasportato da Oliver Sinclair, la cui stirpe pare ne fosse da secoli custode, da Roslin, in Scozia, a Oak Island nella Nova Scotia, America del Nord, allora i frutti nascosti da Ferrante potrebbero essere quelli della passiflora e rappresentare metaforicamente che il tesoro dei Templari fu fatto da lui nascondere nel Nord America.

Ferrante ed i Lorena

 

Spasmodica fu durante tutta la vita di Ferrante, la lotta che condusse in Italia, Provenza, Fiandre e Lussemburgo contro l’esercito di Francesco I, Re di Francia, al fianco delle truppe imperiali.

Un accanimento che fa pensare ad un odio quasi viscerale del Gonzaga nei confronti del Valois tanto da essere indicato come uno dei mandanti dell’assassinio del Delfino di Francia.

Ciò si spiega perché Ferrante, come Gran Maestro del Priorato di Sion, cercò di appoggiare in tutti i modi, segretamente, il ritorno sul trono di Francia dei Lorena aiutando  Carlo, Cardinale di Lorena ed il fratello di questi, Francesco, Duca di Guisa, nei loro vani tentativi di riprendersi la corona .

E’ da notare che i Lorena erano imparentati con i Borbone, pertanto anche con Carlo di Borbone, il predecessore di Ferrante alla guida del Priorato, ed i Borbone erano imparentati con i Gonzaga. Questi legami diventeranno sempre più stretti nel tempo poiché anche Luigi Gonzaga – Nevers, nipote di Ferrante e suo successore alla guida del Priorato continuerà ad appoggiare i Guisa – Lorena nella loro vana conquista del trono di Francia.

Poiché anche i Gonzaga erano imparentati con i Lorena e come questi si ritenevano discendenti dalla stirpe merovingia (N.d.A.: esistono alberi genealogici della famiglia Gonzaga del XVIII° secolo che “testimoniano” queste origini), erano convinti che, se questa famiglia avesse ripreso il trono di Francia e si fosse posta a capo di un nuovo Sacro Romano Impero, ad essi sarebbe spettato un ruolo di primissimo piano.

 

Alla luce di tutto ciò, anche il matrimonio con Isabella de Capua non fu casuale e dovuto al fatto che un’altra Isabella, principessa Colonna, lo avesse respinto  preferendogli suo cugino Luigi, del ramo dei Gonzaga di Sabbioneta.

Egli aveva voluto fortemente questo matrimonio per diversi motivi. Il più importante di tutti era sicuramente quello di potersi fregiare, dal quel momento fino alla sua morte, del titolo di “Principe di Molfetta”. Ancora oggi non si capisce perché preferisse titolarsi in questo modo piuttosto che come di Conte di Guastalla. Un’ipotesi ardita che si può avanzare è che Molfetta apparteneva al Priorato Templare di Barletta, uno dei più importanti d’Italia (peraltro uno dei figli di Ferrante, Gianvincenzo, diventerà Priore di S. Giovanni Gerosolimitano e della Chiesa del S. Sepolcro di Barletta) e l’essere il Signore di questo feudo gli attribuiva, in certi ambienti, un importanza particolare.

Inoltre Isabella de Capua proveniva per parte di madre dall’antichissima famiglia provenzale dei De Baux, che vantavano la loro discendenza addirittura da uno dei Re Magi, Baldassarre, tanto da inquartare nel loro stemma araldico, unica famiglia nobile al mondo, la stella a sedici punte.

Chi era Ferrante Gonzaga ?

Ma allora, chi era veramente Ferrante Gonzaga ?

A questa domanda è possibile dare due risposte.

Ferrante era un valoroso condottiero, a volte cinico e spietato, ma anche abile ed astuto, figlio del suo tempo. Queste sue virtù lo avevano portato ai vertici dell’Impero, prima di cadere in disgrazia.

Vi era, però, probabilmente, un altro Ferrante, grande manovratore occulto della politica imperiale in Italia ed in Europa con l’obiettivo di costruire un nuovo ordine, un nuovo “Sacro Romano Impero”, ed insediare sul trono di Francia coloro che ne erano considerati gli eredi legittimi, ultimi discendenti della regale stirpe dei Merovingi, portatori nelle proprie vene del “Sang Real”, i Lorena, adempiendo così al compito di quello che era ritenuto l’ordine cavalleresco più segreto e più potente del mondo, il Priorato di Sion, erede della tradizione esoterica templare.

Alberto Cavazzoli

 

Articolo tratto dal numero 6 della rivista “Graal” – Edizioni Hera