“…Venuti (n.d.a.: i soldati) però a Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua…”

(dal Vangelo di san Giovanni)

 

Da duemila anni in Europa sono custodite due Reliquie, uniche per la loro importanza e per i loro poteri, legate al soldato che trafisse con una lancia il costato di Gesù Cristo in croce: la Sacra Lancia e il Preziosissimo Lateral Sangue di Cristo.

Due Reliquie che Imperatori, Papi e avventurieri hanno cercato di fare proprie, convinti che il loro possesso rendesse invincibili e desse il potere di conquistare il mondo.

Ma la storia delle due Reliquie, appartenute al soldato romano Longino, si divide a Gerusalemme, nel  33 d.C.

 

Il Donesmondi, nella sua “Dell’istoria ecclesiastica di Mantova”, pubblicata nel 1612, narra che il soldato romano Longino, di nazione Isaurico, debole di vista, aprì il costato del Cristo con la sua lancia e dalla ferita uscì sangue mescolato ad acqua. Questo, tramite la lancia, gli scese sulla mano, si toccò gli occhi e vide. In quel momento si convertì a Cristo. Raccolse poi il Sangue misto a terra e lo mise in un vaso e la spugna con fiele ed aceto, che era servita a dissetare Gesù, li pose in un altro recipiente.

Longino, insieme al suo capitano, fece poi la guardia al Sepolcro di Cristo e vide la sua Resurrezione.

Dopo questi eventi, decise di lasciare l’esercito imperiale e tornò, portando con sé la cassetta con le Reliquie, alla città d’Isauria, nell’Asia Minore (l’Anatolia, l’attuale Turchia). Qui iniziò a predicare la parola di Cristo, inascoltato dai sui concittadini. Allora decise di partire e recarsi in Italia e nel 36 d.C. raggiunse Mantova. Alloggiò in un ospedale per viandanti e nascose sotto terra una cassetta di piombo contenente le Reliquie, con incisa sopra la scritta Iesu Christi Sanguis. Stabilì di fermarsi in questa città e prese casa in un luogo chiamato Cappadocia, su un’isoletta formata dal Mincio, e iniziò a predicare la parola di Cristo. Poiché la gente andava a lui per ascoltare le sue prediche, il prefetto romano Ottavio lo chiamò a sè. Questi voleva che adorasse gli dei, ma Longino si rifiutò. Il prefetto gli fece togliere i denti e tagliare la lingua per impedirgli di continuare a parlare alla gente.

Ma egli continuò la sua predicazione cacciando i demoni dalle statue degli dei. Allora Ottavio lo fece condurre in un luogo, ora chiamato Gradaro, e il 2 dicembre del 37 d.C. lo fece decapitare.

Il prefetto romano andò nel luogo del martirio di Longino, ma assalito da dolori si mise a pregare sul corpo decollato e guarì. Allora si convertì e prese il corpo di Longino, lo fece avvolgere in un candido lino e lo fece seppellire nell’orto dell’ospedale, accanto alle Reliquie del Cristo.

 

Alla domanda del perché Longino si recò proprio a Mantova, nel cuore della Pianura Padana, due sono le teorie prevalenti. La prima è quella che egli venne in questi territori per ritirarsi “in pensione”; infatti è noto che nelle terre fra Mantova e Cremona erano state create delle centuriazioni, appezzamenti di terra che venivano assegnate da Roma ai suoi veterani, e probabilmente una di queste fu dato a lui. La seconda vuole che egli fosse di origini padane, perché la X Legione, allora di stanza in Palestina, arruolava i suoi uomini in queste zone, ed egli pertanto, dopo la leva, aveva fatto ritorno alla sua terra natale.

 

Qui finisce la storia del soldato Longino ed inizia quella straordinaria delle più importanti Reliquie della Cristianità: la Sacra Lancia e il Preziosissimo Lateral Sangue di Cristo.

 

La cosa curiosa è che mentre di una delle due reliquie, il Sangue, conosciamo praticamente tutta la storia da quando Longino si allontana dal Golgota convertito, ad oggi; dell’altra, la Lancia, esiste un vuoto temporale di oltre 200 anni e cioè da quando, trafiggendo il costato di Cristo, si cosparge del suo preziosissimo Sangue a quando, nella seconda metà del III secolo d.C., compare fra le mani di San Maurizio, il leggendario comandante della Legione Tebana, che nel 285 d.C. si fece trucidare insieme ai suoi 6.666 soldati pur di non partecipare ad una cerimonia pagana.

 

Solo una volta nella loro storia le due reliquie si incroceranno e sarà quando entrambe saranno nelle mani di colui che fonderà il Sacro Romano Impero, il più grande impero di tutti i tempi dopo quello romano: Carlo Magno.

 

Nell’804 d.C. avvenne il primo ritrovamento della reliquia del Sangue di Cristo nell’orto dell’Ospedale di Santa Maria Maddalena a Mantova ad opera di un fedele a cui era apparso in sogno Sant’Andrea e gli aveva indicato il luogo in cui Longino l’aveva sepolta. Quando Carlo Magno seppe del rinvenimento inviò il Papa Leone III (lo stesso papa che nel Natale di quattro anni prima lo aveva incoronato Sacro Romano Imperatore) nella città padana per verificare la veridicità della scoperta e impossessarsi della reliquia a lui sicuramente cara. Il papa riuscì ad avere in dono dai Mantovani solo una porzione del terriccio del Calvario intriso del Sangue del Cristo che portò a Parigi all’imperatore, il quale la fece collocare nella “Cappella Reale”.

La Sacra Lancia invece era già in possesso di Carlo Magno, che l’aveva ricevuta da Carlo Martello.

Essa simboleggiava per lui il Sangue di Cristo e con il suo possesso rivendicava il dominio sulle nazioni per diritto divino. Questo probabilmente fu il motivo per cui cercò di entrare in possesso anche del Sangue di Cristo che stava a Mantova, ottenendone però solo un frammento.

Forse fu il formidabile potere emanato dalle due reliquie che contenevano parti del corpo terreno del Cristo che permise a Carlo Magno di creare un impero che si estendeva dai Pirenei fino a tutta l’Europa Orientale.

Da qui parte anche la teoria delle “Famiglie del Graal”, cioè di quelle famiglie di altissima nobiltà la cui discendenza era dotata di eccezionali poteri magici, dovuti al possesso delle reliquie contenenti parti del Sangue di Cristo. A tali discendenze appartenevano la stirpe Carolingia, grazie al possesso della Sacra Lancia, e la stirpe dei Gonzaga che per oltre 400 anni furono signori incontrastati di Mantova e custodi assoluti della reliquia del Preziosissimo Sangue (in un albero genealogico custodito nell’Archivio di Stato di Mantova, si fa discendere la famiglia dei Gonzaga da Carlo Magno !) e poi ancora gli Asburgo, i Lorena e altre.

Ma se il potere della Lancia derivava dall’aver trafitto il corpo del Dio vivente ed essersi bagnata del suo Sangue, il Sangue stesso doveva essere mille volte più potente e trasferire tale influsso a chi lo possedeva. Questo spiegherebbe perché i Gonzaga riuscirono a dominare per oltre quattrocento anni su un piccolo stato posto nel cuore della Pianura Padana, senza essere fagocitati dalle potenze dell’epoca. Ma soprattutto spiegherebbe il perché essi riuscirono ad imparentarsi, tramite una serie di matrimoni, con le più importanti famiglie nobili d’Europa quali i Lorena e gli Asburgo,  famiglie che erano considerate appartenenti  alle “Famiglie del Graal”.

 

Tornando alla Sacra Lancia e ai suoi poteri magici, essa sembra aver influenzato per duemila anni il corso della storia, passando fra le mani di re, imperatori e tiranni. Essa ricompare, nel 285 d.C., nelle mani di Maurizio, comandante di una legione romana, per poi passare in quelle dell’imperatore Costantino, che la riterrà decisiva nella battaglia di Ponte Milvo. Successivamente sarà posseduta dai vari imperatori romani, per passare ai Re di Francia, i Carolingi, e poi agli imperatori Sassoni, gli Hohenstaufen e gli Asburgo fino ad arrivare ad Adolf  Hitler che se ne impossessò nel 1938 fino a quando nel 1945 l’esercito americano non riuscì a riprenderla e riportarla a Vienna.

Oggi il grande dilemma è: la lancia che si trova nella Weltliche Schatzkammer del palazzo dell’Hofburg a Vienna è la vera Lancia del Destino ? E al mistero della lancia bisogna aggiungere il mistero del chiodo in essa contenuto che sembra racchiuda parti di un altro chiodo (uno dei chiodi utilizzati per la Crocifissione) nascoste da due minuscole croci di ottone.

Rimane comunque il mistero di quei 250 anni in cui la Lancia sembra essere svanita nel nulla. Dov’era nascosta ? Da chi era custodita ?

Nelle cronache del Donesmondi, che narrano la vicenda di Longino dalla Palestina a Mantova, non si fa mai cenno della Lancia ma solo della cassetta contenente le reliquie del Sangue. Si può pertanto presumere che essa sia rimasta in Oriente e più precisamente sia passata di mano ai vari comandanti delle legioni che nel tempo furono di stanza in Palestina. Ed è qui che probabilmente è arrivata a San Maurizio, comandante della Legione Tebana, così chiamata poiché buona parte degli arruolati proveniva dalla zona di Tebe in Egitto e si trattava di egiziani convertiti al Cristianesimo, la quale prestava servizio ai confini orientali dell’Impero Romano prima di essere spostata sulle Alpi per cercare di fermare le tribù celtiche delle Gallie.

 

Longino rimane comunque una figura avvolta nel mistero, fra storia e leggenda. Un semplice soldato romano ha avuto fra le mani due fra le più importanti e desiderate reliquie della Cristianità, che ancora oggi sono venerate, studiate e bramate per il grande mistero che rappresentano e per il grande potere esoterico che emanano. Due reliquie che hanno avuto storie diverse, mentre una, Il Sangue, è rimasta nell’oblio per secoli nascosta nella cripta di una chiesa posta nel cuore della Pianura Padana, l’altra è stata oggetto di desiderio dei potenti della Terra che nei secoli hanno cercato d’impossessarsene.

 

Alberto Cavazzoli